La dieta mediterranea by Elisabetta Moro;

La dieta mediterranea by Elisabetta Moro;

autore:Elisabetta , Moro; [Moro, Elisabetta ]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Antropologia culturale, Biblioteca paperbacks
ISBN: 9788815366450
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2021-08-15T00:00:00+00:00


Così nella primavera del 1932 Giuseppe Ungaretti racconta la sua scoperta di quel che resta della città di Senofane e del suo discepolo Parmenide. L’imponente scenario dell’acropoli arroccata sulla collina di fronte al mare appare al grande poeta come il monumento-documento di un «pensiero vivente». Perché tale è ai suoi occhi, e non solo ai suoi, la filosofia primigenia sgorgata dalla fonte di Elea [Esposito 2010; Colli 2003; AA.VV. 1981, 250-251], dove era nato il più antico cenacolo di filosofi della natura: Parmenide, Zenone, Empedocle, Melisso. Per loro la filosofia «nasce direttamente, come un’esigenza profonda, dal contatto con le cose» [Pasquinelli 1958, vol. I, XVII]. «Primi occhi aperti» li chiama il poeta di Alessandria d’Egitto proprio a causa di quel contatto immediato e spontaneo che avevano con «l’aspetto metafisico della realtà».

«Il pensiero – dice Parmenide – è pensiero di ciò che è, non è attività indipendente che possa volgersi su qualsivoglia oggetto, reale o no. Se deve avere un senso, il pensiero deve essere espresso nell’essere, perché essere e pensiero sono la stessa cosa» [ibidem, XVIII].

Racconta Plutarco che Parmenide amministra bene la sua città e la dota di ottime leggi, tanto che per molti anni dopo la sua scomparsa i cittadini continuano a giurare fedeltà ai suoi nomoi. Ovvero alle sue leggi intese quali norme politiche ma anche, e forse soprattutto, biopolitiche [Plutarco 2001]. Oltre che filosofo e governatore, infatti, Parmenide è anche physicós, una sorta di sacerdote la cui carica è legata a doppio filo con l’esercizio politico dell’arte medica. Il filosofo eleatico infatti viene definito ouliades, cioè appartenente a un genos che riconosce come suo capostipite Apollo Oulios. Le iscrizioni trovate negli scavi di Velia lo definiscono precisamente ouliades, physicós, iatromantis con un appellativo oulis, nel senso di guaritore, sanatore, salvatore, che nell’Europa continentale non si trova se non nelle aree di colonizzazione focese, come Marsiglia. Nel Poema sulla natura, che Heidegger in un ciclo di lezioni ormai periodizzanti tenute a Friburgo nel semestre invernale dell’anno accademico 1942-43 definisce «pensiero aurorale dei greci, l’inizio e fondamento della civiltà occidentale e delle sue parole cardine», la dea della vegetazione, Persefone, si rivolge allo stesso Parmenide chiamandolo «O Koure», cioè ragazzo, giovane, anche se anagraficamente anziano [Heidegger 1982; trad. it. 1999, 9]. Particolare filologico che, nelle retoriche di ancestralizzazione delle pratiche alimentari locali, fonda la certificazione della qualità degli stili di vita locali e della longevità da essi garantita, che viene fatta risalire direttamente, e senza soluzioni di continuità, all’autorità del grande filosofo. Che nei paesi del «triangolo della lunga vita» viene continuamente citato, insieme a Ippocrate, e sottoposto a un’incessante reinterpretazione dal basso, per fare di un’incorporazione delle lunghe durate della storia il fondamento autoritativo di una ricostruzione identitaria, su una sorta di certificazione archeologica dell’antichità delle proprie tradizioni alimentari.

Questa ipostasi iatrica di Apollo Oulios è peraltro nota in tutta l’Asia Minore e segnatamente nell’isola di Cos, luogo natale di Ippocrate, che vi aveva fondato la sua celebre scuola medica, e a cui viene attribuito il più celebre dei



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